Giacomo Caccia
Giacomo Caccia è stato un famoso incisore che ebbe fama e successo in Argentina.
Nasce a Caravaggio nel 1832 e sin da giovane si forma nel campo della scultura e della cesellatura dei metalli. Suo il Primo Premio all’Esposizione di Genova nel 1855.
Tuttavia fugge dal paese natale per aver partecipato ad un ammutinamento contro gli austriaci.
Arriva a Buenos Aires nel 1856, si reca a Montevideo dove sposa Josefina Goyenechea, discendente di un noto militare peruviano; vive a Salto, da dove si trasferisce a Entre Ríos dove viene presentato al generale Urquiza, che, riconoscendone le doti artistiche, lo nomina incisore ufficiale per il governo della Confederazione Argentina.
Successivamente si stabilisce a Rosario nel 1861, dove viene considerato il primo incisore della città; dalle sue mani escono medaglie, targhe, palme e corone che commemorano tutti gli eventi rilevanti accaduti in città. Ne 1863 conia la medaglia che commemora l’inizio dei lavori della Ferrovia Centrale Argentina nel suo primo viaggio da Rosario a Córdoba.
Nella sua carriera realizza numerose altre medaglie commemorative; spicca una commemorazione del primo Monumento alla Bandiera, eretto a Rosario nel 1873, sull’isola di Espinillo, poi distrutta da un fiume in piena.
Nella sua bottega vengono realizzati anche timbri in bronzo per sigillare i documenti e la corrispondenza dagli uffici governativi di Rosario, Córdoba, Entre Ríos.
E’ molto attivo sulla scena cittadina e si fa promotore di numerose iniziative. Nel 1875 fonda la Società Cosmopolita degli Artigiani, di cui diviene il primo Presidente; alla base del suo impegno l’idea di aiutare gli immigrati italiani ad integrarsi nella nuova realtà attraverso il lavoro artistico e artigianale.
Parallelamente crea la ” Sociedad Unión y Fomento de Artesanos “, impegnandosi in prima persona per la creazione di un’accademia attraverso cui diffondere l’arte di cesellare i metalli.
Partecipa attivamente alla fondazione del Fondo Mutuo delle Società Italiane, della locale Loggia massonica, della Confraternita della Croce Rossa. Contribuisce alla creazione di un Asilo per alienati e mendicanti, alla Società per la protezione dell’umanità, alla Commissione per gli aiuti alle epidemie di colera e febbre gialla.
Nel 1887 Santiago Caccia viene nominato incisore ufficiale del governo.
Un aneddoto curioso è legato alla realizzazione di questo timbro che Santiago Caccia dona, in segno di gratitudine, ad un capo indigeno di nome Calfucurá per la liberazione di alcuni prigionieri politici da lui imprigionati per negoziare la pace con le autorità argentine.
Calfulcurá ha inviato una lettera di ringraziamento a Caccia per il regalo.
Il sigillo recita: “Generale Juan Calfucurá – Salinas Grandes”, e sul suo bordo, “Dono da Santiago Caccia a Don Juan Calfucurá – Rosario”, e si può vedere uno stemma: una spada trafitta da lance, una freccia e un boleadoras, il tutto circondato da fulmini.
.Calfucurá è stato per 40 anni il capo indiscusso delle comunità indigene della Pampa e della Patagonia, nonché uno dei più importanti capi indigeni del 19° secolo nel continente sudamericano. Intorno al 1830 Calfucurá attraversa le Ande stabilendosi nelle pianure della Pampa e in particolare nelle Salinas Grandes in una posizione geografica strategica sulle rotte commerciali del sale, essenziale per la conservazione della carne e delle pelli di cui tutti nel paese avevano bisogno. In pochi anni diventa capo del governo del mondo indigeno facendo discendere il suo potere dalla divinità Ngnechen attravreso cui esercita la guida spirituale sul suo popolo. Calfucurá muore nel 1873, ma la sua tomba, a Chillhue, viene profanata sei anni dopo da alcuni militari che portano il suo cranio al Museo La Plata dove ancora oggi viene conservato.
Santiago Caccia muore a Rosario il 6 maggio 1917.