Pietro Ceruti
Pietro Giuseppe Ceruti era nato a Gorno il 19 marzo 1867 da Giacomo e Rosa Zanotti.
Inizialmente, come molti altri gornesi, fu impegnato nella locale miniera di zinco che era gestita dalla società English Crown Spelter Company Ltd, poi sempre per gli inglesi fece un’esperienza di lavoro nelle miniere aurifere indiane di Kolar Gold Fields nello Stato di Mysore dove si specializzò nell’utilizzo del trapano meccanico. Nel settembre del 1894 si trasferì in Australia dove lavorò nelle miniere di Broad Arrow e di Great Fingall.
ll suo arrivo a Great Fingall coincise con l’introduzione in quella miniera dei trapani meccanici e fu proprio la sua precedente esperienza indiana di estrazione del minerale attraverso l’uso di macchine a garantirgli l’ottenimento di un contratto di lavoro. L’inizio della nuova fase lavorativa coincise con un periodo di forte conflittualità salariale grazie agli scioperi promossi soprattutto da parte dei lavoratori britannici e italiani; all’inizio essere italiano rese difficile per Ceruti trovare lavoro ma poi fu confermato ed incoraggiato a diventare un appaltatore per fornire manodopera che non fosse alle dirette dipendenze dell’azienda. Ceruti impiegò inizialmente sei uomini, seguiti da 12 e alla fine divenne responsabile della maggior parte dei lavori sotterranei della miniera, impiegando fino a 250 minatori alla volta. Questi lavoratori erano per lo più italiani, ma includevano anche alcuni inglesi, tedeschi e africani. Quando Ceruti otteneva questi contratti, i lavoratori alle dirette dipendenze dell’azienda eseguivano solo la fase di autotrasporto e spalatura del minerale. Pietro Ceruti rappresenta un esempio degli agenti di lavoro italiani che erano impiegati come intermediari per ottenere manodopera per grandi imprese minerarie come Bewick Moreing, una società mineraria che, nel 1898, istituì una politica di impiego di manodopera italiana nelle sue miniere come parte di un più ampio piano per ridurre i costi di produzione e interrompere la militanza sindacale.
Ceruti collaborò a lungo con l’ingegnere Herbert Hoover, futuro Presidente degli Stati Uniti, che all’epoca era sovrintendente presso la miniera Sons of Gwalia e che iniziò a reclutare minatori italiani a contratto come mezzo per garantire che la sua miniera fosse completamente attrezzata nonostante i disordini sindacali. Hoover considerò l’introduzione della manodopera italiana a contratto come parte di una strategia più ampia per aumentare la produttività in miniera assieme all’aumento dell’orario di lavoro che passò da 44 a 48 ore settimanali e l’introduzione della perforazione del minerale da parte di un singolo minatore e non con un’alternanza di una coppia di lavoratori come fino ad allora era stato. Altre riforme includevano la cancellazione degli straordinari per il lavoro festivo, nonché l’abolizione delle indennità per le operazioni di lavoro più pericolose. Con Hoover che licenziava qualsiasi lavoratore contrario alla riorganizzazione del lavoro in miniera, Pietro Ceruti, pur garantendo l’afflusso in Australia di numerosi bergamaschi, divenne complice di una politica padronale che annullava le possibilità di contrattazione salariale abbassando il livello retributivo dei minatori e la sicurezza delle condizioni di lavoro in cui operavano.
Nel passaporto italiano rilasciato nel 1920 risulta aver mantenuto la residenza italiana a Valtesse
Pietro Ceruti fece richiesta di naturalizzazione nel 1912. Dalla documentazione presentata si evince che fosse sposato con 5 figli e che la moglie vivesse in Italia con quelli più piccoli
Pietro Ceruti morì all’ospedale di Perth il 2 agosto 1921 al’età di 54 anni dopo lunga e dolorosa malattia.